NON TUTTI PREFERISCONO ASSISI,
di Carla Gambacorta

A partire dalla fine del Cinquecento, con la riaffermazione controriformista del culto mariano e romano, in opposizione al protestantesimo che minava il valore teologico di Maria e la supremazia di Roma, emerge un nuovo tipo di pellegrinaggio compostellano teso a inglobare più devozioni possibili, lungo il percorso verso la Galizia. Cioè si va a Santiago di Compostela, ma non necessariamente per la via più breve. Una volta in cammino, si passa per Roma, Assisi, Loreto, ecc. E quali furono le impressioni di un pellegrino del Settecento, Nicola Albani, nativo di Melfi, partito da Napoli l'11 giugno 1743 e giunto ad Assisi il 7 luglio dello stesso anno? Noi, cittadini di Assisi, abituati a lodi e meraviglie ne rimarremo forse sorpresi, forse dispiaciuti. Indossati gli abiti del pellegrino, spinto da una forte motivazione religiosa nonché da curiosità e desiderio di viaggiare, trovandosi "giusto nel fior della gioventù d'anni 28" e avendo "gran piacere di girare il mondo", Albani attraverso la Flaminia incontra l'Umbria e, superata Spoleto, "città dotata d'aria perfettissima", ospite a Foligno, si incammina per "vedere le delizie dei miracoli di S. Francesco d'Assisi". Arrivato ad Assisi e "alla sua venerabile Chiesa, dove", racconta, "mi feci la mia Confessione e Communione secondo era il mio obbligo per guadagnare la gran moltitudine dell'Indulgenze" e dove ricevette "la cartella della Communione con un piccolo cordoncino benedetto per divozione", rimane deluso. La visita alle reliquie, rilevante pratica devozionale, gli ha riservato un'amara sorpresa. Il corpo di Francesco "giace sotto l'Altare Maggiore, e non si può da nessuno vedere" poiché "le chiavi del Sepolcro stanno conservate in Roma" e "dicono che il Santo non vuole da nessuno essere veduto". Inoltre la basilica di San Francesco, pur essendo "molto antica" non possiede "gran ricchezza, né magnificenza, anzi è un poco oscura ed umidissima fatta bensì tutta di marmi" e la città, commenta, è "situata in malissimo sito su d'una collina d'un monte". Quindi "non avendoci più che fare in Assisi", giacché molti turisti del tempo (non troppo diversamente da quanto accade oggi) visitavano la basilica e se ne andavano, Nicola si rimette in cammino. Senza lodi, dunque, e senza meraviglie. Ma la delusione verrà compensata dalla gratificazione che deriverà al nostro pellegrino dalla visita al "Convento della Madonna dell'Angelo", posto in "luogo solitario, ma in bellissimo sito", dove grazie all'accoglienza del "sacrestano molto cortese", Albani poté avere notizie circa "l'edificazione di detto luogo… vedere l'imagine della Vergine Maria che non tutti la vedono… ritrattata da San Luca… e tesorizzata di gran argentaria e d'oro", ma soprattutto ammirare de visu devozioni francescane conservate nel convento, "un Crocifisso molto miracoloso…, un grosso pezzo di legno, quale fu adoperato da detto Santo [Francesco] per formare il pulpito quando ebbe a predicare al senato di Roma…, un picciolo giardinetto, dove giacea a far penitenza il detto Santo, che ci si buttava a carne nuda sopra quelle spine… adesso son diventate tutte piante di rose senza spine, cosa assai miracolosa… e v'è sempre gran fragranza d'odore suavissimo di Paradiso" e, oltre a ciò, reliquie francescane come "le sante interiora del detto Santo dentro d'un vaso di cristallo". Ovunque, nei luoghi da lui visitati, "si guadagnano grand'Indulgenze", e "la prima settimana d'agosto vi è perdono perpetuo d'ogni peccato di colpa e pena". Quindi accolto "commoducciamente" alla foresteria del convento, e ricevuta "qualche limosina", Nicola Albani torna a Foligno, città nel Settecento "con bellissimi edifizi, fabrica la carta, e v'è buona quantità di confetti, che chiamano communemente le strade inzuccarate" e prosegue il suo cammino attraverso "l'erto Colle fiorito, che termina la Provincia d'Umbria, e si entra nella Marca" diretto a Santiago dove giungerà il 25 novembre.

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