IL DOLORE DELLA MORTE LENITO DAI PIACERI DELLA GOLA,
di Pier Maurizio Della Porta

La feste dei Santi e dei Morti, le prime grandi festività della stagione fredda sono caratterizzate da alcune tradizioni religiose e culinarie. Tralasciamo in questo caso le tradizioni religiose che vengono in qualche modo trattate in altro articolo, per proporre, soprattutto ai visitatori, alcune specialità culinarie della nostra terra. Innanzitutto i maccheroni dolci. Sono tipici di queste feste, ma in alcune famiglie vengono preparati anche per la vigilia di Natale. Si tratta di pasta tagliata a strisce come grandi tagliatelle, fatta solo con acqua e farina, condita con zucchero, cannella, un po' di pane grattugiato, noci e cacao; alcuni aggiungono alkermes e miele. Questo piatto dovrebbe servire a sopportare il sacrificio della vigilia dei Santi, ma è certo che mangiarne non rappresenta alcuna privazione o sacrificio. Le fave dei morti sono dei dolcetti a base di mandorle dolci, burro, farina, zucchero, poca cannella, uova. In alcuni libri di cucina si legge che l'uso di questo dolcetti si ricollega alle offerte che i romani facevano durante le cene funebri per placare i Lémuri. Da che fonte sia tratta questa ipotesi non è chiaro, non si sa se questi gustosi pasticcini abbiano il potere di placare gli spiriti, ma sicuramente possono addolcire gli animi. Un'altra usanza alimentare legata a queste ricorrenze sono le fave con le cotiche, o da sole. Si usano fave secche fatte rinvenire nell'acqua, bollite e insaporite variamente a seconda che si debbano fare con le cotiche (cotenna di maiale) o condite semplicemente con olio di oliva.

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